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Un programma di escursioni naturalistiche nel Parco regionale, nel cuore della Maremma Toscana, in un ambiente ricchissimo di emergenze naturalistiche e storiche. Con una visita alla piccola Isola di Giannutri, l’antica Dianium, un interessante frammento mediterraneo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Giannutri. Cala dello Spalmatoio (da dove arriveremo)
Parco Regionale della Maremma. Il monastero di San Rabano (Sentiero A1b)
Partendo dal Centro visite del Parco ad Alberese, attraverso un bellissimo sentiero natura, si raggiunge il misterioso Monastero di San Rabano, fortificato, di lontane origini medievali. Nei dintorni, splendidi affacci panoramici sul settore costiero del Parco.
Monastero di San Rabano e Torre dell’Uccellina
Il Monastero di S. Maria Alborense (San Rabano) dell'ordine Benedettino cassinese fu fondato probabilmente nel sec. XI° fra i colli di Poggio Lecci e Poggio Uccellina nel cuore del Parco della Maremma. Il nome di Abbazia di San Rabano, che è ormai quello noto a tutti, sembra derivi da trasferimenti al complesso di un tempietto con alcune reliquie del santo ubicato nella zona nel preesistente Romitorio dell'Uccellina, situato poco più a valle .
Il complesso nacque nel quadro della politica di assetto territoriale promossa nel secolo XI° dalla famiglia degli Aldobrandeschi. Le prime notizie certe sono riconducibili all'anno 1101 in quanto, da un documento, risulta che Ildebrando, vescovo di Roselle, rinunciò a favore dell'abate di Alberese, a tutte le decime diocesane dei terreni di proprietà dell'Abbazia.
Il XII° secolo fu il periodo di maggior splendore per il Monastero: Papa Innocenzo III aveva conferito fra il 1130 e il 1143 all'Abate di Alberese l'autorità spirituale e temporale sui monaci di S. Agostino di Montalto di Castro, autorità che venne confermata per tutto il XII° sec. Ma non mancano comunque ulteriori interferenze negli affari del monastero da parte della famiglia degli Aldobrandeschi che in quel tempo dominava la città di Grosseto (testamento di Aldobrandino Aldobrandeschi del 1208).
E' da collocarsi intorno alla fine del XV° secolo il trasferimento della residenza priorale presso l'abitato dell'odierna Alberese, mentre il definitivo abbandono del Monastero avvenne dopo la riduzione a contado dell'Abbazia (9 maggio 1438) e la conseguente distruzione voluta dai Senesi.
Del monastero sono ancora leggibili nei resti delle mura il recinto rettangolare fortificato, dal quale emergono i resti dell'elemento più antico delle difese, una torre circolare con bastionatura addossata ad uno dei transetti, e poche stanze annesse alla chiesa con volte a botte. Si presume che esistesse un chiostro, con al centro una cisterna; un pozzo si trova all'esterno, a fianco del sentiero di ritorno verso il mare. Fuori del recinto fortificato, alcune tracce di muratura e molto pietrame sparso ovunque indicano l'esistenza di altre probabili costruzioni.
La chiesa è a croce latina, un tempo dotata di copertura con tre volte a crociera di cui una ancora visibile, il transetto è costituito da tre absidi, di cui quello centrale più ampio, cordonato, a pianta semicircolare, coperto da una cupola e con una monofora romanica che si apre al centro nella parte superiore. La torre campanaria anche se con i vari interventi susseguitesi nel tempo, risulta ancora in buono stato con evidenti elementi lombardi e romani. Al di sopra dell'altezza della chiesa, vi si aprono prima una serie di quattro monofore e poi una di quattro bifore, tutte con archi a tutto sesto tipici del romanico. Il livello soprastante vede una serie di quattro monofore più ampie che delimitano la parte anticamente occupata dalla cella campanaria.
Nella facciata principale si apre il portale d'ingresso architravato e pregevolmente decorato, chiuso in alto da un arco a tutto sesto che delimita una lunetta; sull'architrave si notano tre croci templari, una posta centralmente e le altre due lateralmente.
La Torre dell'Uccellina
Fa parte del complesso del Monastero di San Rabano e fu costruita nel 1321 con funzioni di avvistamento verso il mare e di difesa del vicino complesso religioso.
La torre fu rialzata in un secondo periodo probabilmente intorno alla metà del XVI secolo, per volere di Cosimo I de' Medici, periodo in cui si costruirono la maggior parte delle torri della zona o si ristrutturarono quelle già esistenti, allo scopo di formare un'ininterrotta catena di edifici di avvistamento lungo tutta la costa al fine di essere a vista con esse. All'interno della torre sono riconoscibili le tracce di quattro piani, oltre quello terreno, al di sotto del quale presumibilmente, si trovava una prigione. Dopo l’abbandono dell’Abbazia iniziò il suo declino che culminò nella seconda metà del Settecento con la totale dismissione.
Recentemente tutto il complesso ha subito un accurato restauro e manutenzione comportando anche la ricostruzione fedele di parti originarie del monastero.
Dall'antica Abbazia è possibile raggiungere due spettacolari affacci rispettivamente a 600 e ad 800 metri di distanza, che offrono la visione dall'alto, il primo verso la costa sud (Cala di Forno e fino al promontorio di Talamone) ed il secondo in direzione nord (Pineta Granducale e Foce del fiume Ombrone).
Isola di Giannutri
L’Isola di Giannutri, con una superficie di kmq 2,29, è, dopo Gorgona, l’isola più piccola dell’Arcipelago Toscano. Ricade amministrativamente sotto il Comune dell’Isola del Giglio (provincia di Grosseto) ed è quindi simpaticamente definita “isola maremmana”. Mostra una curiosa planimetria a forma di C, che le valse, in antico, il nome di Dianium, la dea della caccia, simbolicamente rappresentata da una mezza luna nel cielo. Colonizzata sin dal Neolitico, è stata frequentata dai Romani, che nel I secolo d.C. vi edificarono, tramite la potente famiglia dei Domiti Enobarbi, una delle ville più interessanti ed eleganti della costa tirrenica. Completamente composta da rocce calcaree (tra le più antiche dell’Arcipelago), Giannutri mostra numerose grotte e cavità che rendono le sue falesie spettacolarmente ardite.
La vegetazione, molto degradata, è vastamente rappresentata da una bellissima macchia mediterranea ed i rari alberi sono pini d’Aleppo, opera di recenti impianti di rimboschimento.
La fauna più interessante è data dalla grande presenza di uccelli che, oltre ad interessanti specie stanziali, si arricchisce incredibilmente durante il periodo di passo.
L’isola, pur nelle ridotte dimensioni, mostra due scali portuali, la Cala Maestra, ove sono ancor ben evidenti le vestigia dell’antico porto, e Cala Spalmatoio, dove sbarcheremo. Da qui, con un facile percorso di circa 5 km andata e ritorno, attraverseremo tutto il settore dell’isola fino a raggiungere l’estremo meridionale, Punta di Capel Rosso, con un indimenticabile affaccio sulle scoscese scogliere. Da qui torneremo al punto di imbarco.
Prenotando a bordo della nave, è possibile effettuare anche la visita guidata da guide-parco, alla Villa romana dei Domizi Enobarbi (costo di 5 €).
Villa romana a Cala Maestra
L’Isola più meridionale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano si raggiunge in un’ora di navigazione con partenza da Porto Santo Stefano. Una breve ma affascinante passeggiata immersi nella macchia mediterranea fino al faro di Punta Capel Rosso, all’stremità meridionale dell’isola.
Partenza da Porto Santo Stefano ore 10.00. Partenza da Giannutri ore 16.00
Parco Regionale della Maremma. Le Torri (Sentiero A2)
È probabilmente il più “rappresentativo” percorso del Parco, attraversando la storica pineta granducale fino alla Spiaggia di Collelungo, una delle meglio conservate d’Italia. Prevista la visita a due torri, una medievale, di Castelmarino, ed una rinascimentale, di Collelungo.
Delle torri esistenti nel comprensorio del Parco la maggior parte furono costruite in funzione anticorsara e dislocate sui promontori che offrono una migliore visibilità sul mare. Nella seconda metà del '500 il duca Cosimo dei Medici pose mano ai lavori per le Torri di Castelmarino, Collelungo, Cala di Forno su opere "già fatte dagli antichi per scoperta e sicurezza di quei mari e di quel paese", ma anche le altre torri fuori del territorio granducale furono riadattate o costruite ex novo, sì da formare un circuito difensivo ininterrotto che si estendeva da nord a sud lungo tutta la costa della penisola.
La prima torre che si incontra nell'itinerario" A2 Le Torri" è la Torre di Collelungo, di origine rinascimentale, fatta costruire dai Senesi, ma poi distrutta e ricostruita nella seconda metà del XVI secolo dai Fiorentini. Nuovamente distrutta da un fulmine nel 1847, è stata ricostruita e restaurata in epoche recenti. Ha le caratteristiche dell'architettura militare rinascimentale .
Torre di Collelungo
L'altra torre, di Catelmarino, ha più antiche origini, medievali, del XIII secolo, fatta costruire dalla potente famiglia di origini longobarde, gli Aldobrandeschi, per poi passare sotto il dominio di Siena. Strutturalmente, è una fortificazione classicamente medievale. Anch'essa, dopo un lungo periodo di rovina e di abbandono, è stata restaurata e consolidata.
Torre di Castelmarino
L'infinita spiaggia di Collelungo
Attrezzatura necessaria: scarponcini da trekking, abbigliamento idoneo alla stagione, scorta d’acqua.
Attrezzatura consigliata: giacca antivento e cappellino, bastoncini da trekking. Costume e telo da bagno.
Min. 25 partecipanti = euro 390,00; Min. 30 partecipanti = euro 375,00; Min. / Max. 34 partecipanti = euro 357,00
La Quota Comprende:
- viaggio in Bus G.T.come da programma
- vitto e alloggio dell’ autista
- sistemazione in albergo ctg. 3 stelle a Fonteblanda in camere standard con servizi privati
- trattamento di pernottamento e prima colazione in albergo
- due cene in trattoria : una a base di carne ed una a base di pesce
- acqua minerale e vino della casa alle 2 cene
- 3 escursioni guidate : Isola di Giannutri, Parco Regionale della Maremma (2)
- traghetto da Porto S. Stefano all’ Isola di Giannutri e viceversa
- Assicurazione medica
La Quota non Comprende:
- tutti i pranzi
- Assicurazione annullamento (deve essere richiesta alla prenotazione, costo 28 euro)
- La tassa di soggiorno (da pagare in loco)
- Le visite guidate a parte quelle previste dal programma
- Quanto non incluso alla voce “la quota comprende”
L’iniziativa è riservata ai soci in regola con il pagamento della quota associativa dell’anno in corso.