Uno sguardo bambino: diario di un’epidemia
24 febbraio 2020
“Nonnaaaaaaaaa, au!”
“Ciao amore, buongiorno, mannaggia però, non sono ancora le 7! E Pe-pe dov’è?”
Sono a Milano da tre giorni, e qui da due è cambiato il mondo: il virus è esploso all’improvviso e c’è allerta in città, meglio non uscire, semmai munirsi di mascherina, disinfettare, disinfettare tutto…
Ho in mano la lunga lista della spesa da fare, ma si potrà fare? Tra una folla di dubbi, mi sovviene la visione di un approvvigionamento da economia di guerra, servono sale, uova, pasta, latte per i bambini, e aggiungo lievito, farina… Scaccio i pensieri e intanto infilo la mascherina che da sempre porto in valigia per difendermi e difendere i bambini in caso di raffreddori, scendo, solo io ho il viso coperto, nessun altro, ma c’è un insolito silenzio per strada e dentro il supermercato. Mi sbrigo, come tutti, torno a casa e salgo al quinto piano a piedi, evito l’ascensore nonostante il peso delle due buste. Fuori, la sirena delle ambulanze ha già cominciato a fare da sfondo fonico, come in un film, e a sovrastare tutti i rumori della città che invece si spegne.
14 marzo 2020
“Nonnaaaaaaaaaa, au!”
Il mondo di Eli è semplice, ha bisogno di poche parole per dirsi: Pe-pe il fratellone adorato, mamma, papà, nonna, tata. Tutto il resto è au ( che non ha tanto a che fare con il francese, quanto piuttosto con un intercalare spagnolo della meripoppiana tata peruviana): così, per il lupetto Eli è au la sorellina appena arrivata, au il latte, au il dolore di quando cade e si fa male.
Arrivano nella mia camera la mattina presto, Eli e Pe-pe, con sottobraccio gli inseparabili Cagnone e Orsetto, tutti nel letto con l’I-pad di nonna a vedere e cantare il cartone preferito. Poi, via in cucina a preparare il dolce per la colazione da fare insieme a tutta la famiglia: Pe-pe assaggia l’impasto e corregge di zucchero, e poi quando la torta esce dal forno Eli con un bastoncino ne verifica la cottura. Sono allegri, la loro energia è contagiosa, così i giorni passano veloci, sempre uguali e sempre speciali, con i loro giochi, le loro conquiste, le coccole e gli abbracci infiniti.
Oggi, abbiamo un appuntamento importante, è per le 12 in terrazza, tutti ad applaudire gli infermieri e i medici impegnati a salvare vite negli ospedali, in trincea, a mani nude, come i nostri alpini, che poi alpini non erano, sulle Dolomiti. Siamo emozionati, qualcuno suona una chitarra, qualcuno una tromba, e c’è un’aria piacevole, primaverile che scalda i cuori.
La sera, come sempre, arriva in compagnia di vecchie e nuove fiabe: Il Gatto con gli stivali, Pinocchio, Peter Pan, il Gruffalò misterioso, la streghetta Rossella e le mille storie da raccontare e raccontarci prima di accompagnare a letto i bambini. E noi grandi, finalmente, seduti a tavola, con un buon bicchiere di vino in mano, e magari anche un gelato, sempre che la spesa online sia regolarmente arrivata!
20 aprile 2020
Questo nemico-virus non lo vediamo e non lo conosciamo, ma ci costringe a casa, toglie ai bambini la scuola, a tutti la libertà quotidiana di lavorare, di passeggiare, di stare insieme e di abbracciarci. I bollettini quotidiani sui numeri del contagio sono un rosario mesto e troppo ripetitivo. Dopo due mesi ci ritroviamo sempre più stanchi, sempre più soli, smarriti, fragili: noi adulti, perché i bambini invece reggono, reggono bene e, al contrario di noi, hanno anche imparato nuovi modi di stare insieme e non litigano più come prima. Dalla finestra si vede la fila di uomini e donne, giovani e anziani che distanziati e con mascherina e guanti aspettano disciplinati e pazienti il loro turno per fare la spesa, con in mano le buste colorate. C’è molto di dignitoso nel loro atteggiamento, traspare un senso civico che non mi meraviglia in questa città, e che ogni volta mi rincuora e mi rassicura sulla possibilità di farcela, insieme.
È già sera, ed è tempo del solito rituale che precede la notte, è tempo di leggere fiabe, quelle fiabe vecchie e nuove che Rodari crede “che possano contribuire a educare la mente” e che “essendo la fiaba il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove” e può aiutare il bambino a conoscere il mondo. Per guardare in faccia la cruda realtà di questa epidemia mondiale, senza necessariamente disperare o rifugiarsi in una sterile speranza, ho bisogno di recuperare uno sguardo bambino, come ci ha indicato Calvino nel suo Il sentiero dei nidi di ragno, e ancora Elsa Morante ne Il mondo salvato dai ragazzini , ripercorrendo la lezione junghiana della scoperta degli archetipi, che si celavano nei patrimoni mitologici di tutto il mondo, da cui traggono sostanza le fiabe.
“Au”.
Michela Vermicelli
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